È terminato il ciclo di Assemblee dei 12 Gruppi Merceologici di Confindustria Varese. Le ultime a riunirsi sono state le imprese “Meccaniche”, 390 realtà associate per 27.706 addetti,guidate da Carlo Del Grande (B.D.G. EL Srl di Bardello), insieme alle “Siderurgiche, Metallurgiche e Fonderie”, 22 aziende per 1.116 collaboratori, rappresentate da Gianluigi Casati (Fonderia Casati Spa di Varese). Al centro dei tavoli di lavoro, la presentazione del Piano Strategico #Varese2050 di Confindustria Varese, pensato per il riposizionamento competitivo del territorio varesino e la metamorfosi del mondo del lavoro con focus su una recente indagine promossa da Federmeccanica.
L’Assemblea è stata, però, come ogni anno, anche l’occasione per scattare una fotografia dell’andamento di due comparti che, insieme, rappresentano lo spaccato industriale più rappresentativo del sistema manifatturiero locale.
L’indagine congiunturale
Secondo i risultati dell’ultima indagine congiunturale svolta Centro Studi di Confindustria Varese sul primo trimestre 2023, i livelli produttivi del settore metalmeccanico varesino sono risultati in aumento per il 36,0% delle imprese e stabili per il 41,8%, se paragonati al trimestre precedente. La dinamica del portafoglio ordini ha mostrato inoltre un aumento negli ordinativi complessivi (43,0%), una riduzione per poco più di un terzo delle imprese intervistate rispetto al trimestre precedente (33,5%) e una stabilità per poco più di un quinto (23,5%). Dinamica simmetrica per gli ordini esteri, con un saldo delle risposte positivo ma leggermente inferiore (+11,3 punti percentuali).
Per quanto riguarda, invece, il secondo trimestre 2023, prevalgono aspettative di tenuta ed espansione della base produttiva, con il 40,8% delle imprese che si attende un aumento dei livelli produttivi nei prossimi mesi e il 44,7% una loro stabilità.
I dati dell’export
Stando sempre alle ultime analisi del Centro Studi di Confindustria Varese, facendo riferimento ai comparti maggiormente rappresentativi del territorio, nel 2022 il 53% delle esportazioni ha avuto origine dal settore metalmeccanico. Comparto che, rispetto al 2021, ha registrato un aumento dell’export (+7,8% a quota 6,5 miliardi di euro) e un incremento dell’import rilevante (+21,2% a quota 3,9 miliardi). All’interno del settore, un aumento importante nelle vendite all’estero lo hanno avuto i macchinari (+9,0%), principale voce per peso sul commercio estero varesino (quasi il 20% del valore totale). In dettaglio, hanno segnato rialzi maggiori le altre macchine per impieghi speciali (+14,6%), le macchine di impiego generale (+10,7%), mentre registrano un aumento meno rilevante le altre macchine di impiego generale (+3,5%). In crescita rispetto al 2021 anche le esportazioni di apparecchiature elettriche e per uso domestico (+13,6%), dei prodotti in metallo (+11,6%) e dei computer e apparecchi elettronici (+5,0%).
Più complessa invece si è dimostrata la situazione per il comparto dei mezzi di trasporto, che ha segnato una diminuzione delle esportazioni rispetto al 2021 pari al -9,2%. Il risultato è sintesi di una variazione tendenziale positiva sul 2021 per l’export di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (+27,2%) e negativa per il settore degli altri mezzi di trasporto (-18,4%). Questi ultimi sono composti per lo più, in provincia di Varese, dal gruppo degli aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi (-20,6%), il cui differenziale negativo è dovuto a livelli di esportazione significativamente inferiori nel singolo terzo trimestre 2022 per alcune destinazioni, se confrontati allo stesso periodo del 2021.
Un aumento importante lo hanno segnato anche i prodotti della metallurgia (+52,2%).
“Di-visioni, le metamorfosi dei lavori”
Perché sempre più persone decidono di cambiare lavoro? Cosa cercano realmente i giovani? Come le imprese stanno modificando le proprie strategie per fidelizzare e attrarre talenti necessari per la loro crescita? Dove si trova il nuovo punto di incontro tra domanda e offerta di lavoro? Cosa dicono i dati? Prova a dare una risposta a questi e a molti altri quesiti una recente indagine promossa da Federmeccanica e realizzata da Daniele Marini, Professore di Sociologia dei processi economici dell’Università di Padova e Direttore Scientifico della Divisione Research & Analysis di Community, sulle rappresentazioni del lavoro degli italiani, intitolata “Di-visioni, le metamorfosi dei lavori”. Tematica al centro anche del Piano Strategico #Varese2050, che tra i suoi obiettivi ha quello di contribuire a rendere la provincia varesina un luogo attrattivo per talenti, startup, imprese e investitori, in cui sia bello non solo vivere ma anche lavorare.
Il quadro restituito dall’indagine, presentato durante l’assemblea anche alle imprese meccaniche e siderurgiche di Varese, è quello di una vera e propria trasformazione del mercato del lavoro. Quella che è emersa è una visione del mondo del lavoro, in special modo da parte dei giovani, orientata alla crescita professionale e sempre meno legata al posto fisso. Nella ricerca si legge infatti che “gli anni di pandemia e l’esperienza dello smart working hanno modificato l’organizzazione del lavoro e gli stili di vita delle persone”. In altre parole, non basta più la sicurezza del posto fisso in sé e per sé, ma di pari passo hanno raggiunto una sempre più significativa importanza argomenti come il tempo libero, gli impegni familiari e la professionalità.
Stando all’indagine di Federmeccanica, il 45,1% degli intervistati a livello nazionale e il 34,2% considerando la sola Lombardia, ha intenzione di cambiare lavoro. Tra le motivazioni principali per lasciare la propria occupazione, spesso senza neppure un paracadute di salvataggio, nel 34,8% dei casi c’è il desiderio di aumentare la propria retribuzione, seguito da un 19,6% di voglia di migliorare la propria salute fisica e mentale e da un 13,6% che aspira a maggiori opportunità di carriera. Da non sottovalutare anche la flessibilità dell’orario di lavoro (motivo di cambiamento per il 13,1% del campione) e penultimo, ma non meno significativo, la possibilità di mettere a frutto le proprie passioni personali (12,4%). Sorprende, invece, che la vicinanza al luogo di lavoro si attesti in ultima posizione, con solo il 6,5% delle risposte.
“Quello che è emerso dall’indagine – ha commentato il Professor Marini – è una nuova concezione del lavoro tra i giovani, e non solo, visto come un percorso di crescita, personale ancor prima che lavorativo. E questo cambio di prospettiva pone di fronte diverse sfide, anche e soprattutto per il mondo dell’industria che è risultato poco conosciuto o addirittura mal giudicato da più della metà della popolazione intervistata nel corso dello studio”.
“Dalla fotografia scattata con questa indagine – ha precisato il Direttore Generale di Federmeccanica, Stefano Franchi – emerge evidente tra le altre cose quanto il cambio di paradigma in corso nel mondo del lavoro influisca anche sul fenomeno stesso delle dimissioni: se infatti un numero sempre più crescente di persone vede il rapporto di lavoro come un percorso, il senso di appartenenza può essere messo in discussione. Per cercare di invertire questo trend occorre puntare ancor di più sul coinvolgimento dei collaboratori: il tema da mettere al centro per guidare il cambiamento è di sicuro la gestione e la valorizzazione delle risorse umane”.